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LA SAGRA DELLA PRIMAVERA di Igor Stravinskij
Scritto da jazzbeater
 



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Persona Titolo
jazzbeater
3/1/2007
4.16.41

LA SAGRA DELLA PRIMAVERA
di Igor Stravinskij

Igor Stravinskij è il massimo artefice della musica contemporanea; non c'è tendenza, fra le tante dell'arte moderna, che egli non abbia anticipato con qualche aspetto della sua opera multiforme.
Nacque (1882) in una ridente località nei pressi di Pietroburgo, figlio di un rinomato cantante (basso).
Pur avendo cominciato lo studio del pianoforte a nove anni, fu avviato inizialmente a studi di diritto, ma nel 1903 divenne allievo privato di N. Rimskij-Korsakov che, oltre a dargli lezioni (fino alla morte nel 1908), pubblicizzò e fece eseguire le prime composizione del ''giovane'' Stravinskij ( Sinfonia in mi bemolle - il fauno e la pastorella - e due opere sinfoniche: ''Feu d'artifice'' e ''Scherzo Fantastique'').
L'incontro e la successiva collaborazione con l'''impresario'' Djagilev, fondatore dei celebri Balletti russi, sono la chiave di volta della sua evoluzione artistica.

La sagra della primavera, nasce in questo periodo (1913); un'evocazione rituale della Russia pagana, che segna una pietra miliare nella storia della musica contemporanea, al pari del ''Pierrot Lunaire'' di Schonberg, apparso in quegli stessi anni (1912). Fu un successo scandaloso, come Parigi non ne aveva più conosciuti dopo la famosa rappresentazione del ''Tannhauser'' di Wagner.
Per via della sua vertiginosa vitalità ritmica, le violente sonorità, l'audacia armonica (è una musica cha sembra voler escludere tutto ciò che sembra gradito all'orecchio), questa partitura fu un colpo allo stomaco del pubblico parigino quella sera del 29 maggio del 1913.

Da ''Cronache della mia vita'' di Stravinskij:
''Un giorno intravidi nella mia immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano; i vecchi saggi, seduti in cerchio, che osservano la danza fino alla morte di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio della primavera. Fu il tema del Sacre du printemps..''

Fu questo quindi lo stimolo iniziale che condusse Stravinskij alla creazione della Sagra; bisogna, però anche dire che in quegli anni aveva molta diffusione, sia in Russia che nel resto d'Europa, il movimento artistico denominato ''fauvista'' che ''predicava'' un recupero dell'arte ''primitiva'' e che venne ad interessare, oltre la pittura, anche la poesia e la musica. (basti pensare che J. Cocteau definì la Sagra un' opera fauvista…organizzata).
La partitura è avvolta da un inesorabile ritmo; nulla è casuale e la più spontanea e aspra politonalità corrisponde perfettamente al contrappunto coreografico di un crudele, istintivo rito pagano. La funzione dell'Eletta, nella famosa danza che ritmicamente si snoda sempre più complessa, è quella di segnare il ritmo fino alla morte sotto lo sguardo immobile dei saggi, perché la primavera che è vita di tutta la natura, vuole un tale sacrificio per ''nascere'' propizia…

Il piano scenico del balletto in due parti è costituito di vari ''quadri'' staccati, senza una trama narrativa, riproducenti una serie di cerimonie pagane dell'antica Russia, che avvengono con il rinnovarsi della natura in primavera:

Prima parte: L'adorazione della Terra
Introduzione
Auguri primaverili. Danze di adolescenti
Gioco del rapimento
Girotondi di primavera
Giochi delle città rivali
Corteo del vecchio saggio
Adorazione della Terra (il saggio)
Danza della terra

Seconda parte: Il Sacrificio
Introduzione
Cerchi misteriosi di adolescenti
Glorificazione dell'Eletta
Evocazione degli avi
Azione rituale degli avi
Danza sacrificale. L'Eletta''


L'organico è gigantesco e composto essenzialmente dai fiati e dalle percussioni; gli archi sono sempre presenti…non preoccupiamoci :-)
La radicale novità della partitura dipende anche da una sorta di semplificazione degli aspetti melodici e armonici, a vantaggio dell'invenzione ritmica. Sono aspetti caratteristici il frequente uso dell'ostinato e del pedale, le sovrapposizioni politonali, il libero trattamento delle dissonanze che non eliminano l'esistenza di centri tonali, ma li giustappongono ed associano secondo prospettive libere e nuove.

La Sagra si apre con il celeberrimo tema del fagotto solo, portato ad una tessitura acuta davvero inaudita; quasi tutta l'introduzione è affidata esclusivamente ai fiati e presenta frammenti melodici di forte sapore popolare. La riesposizione del tema di apertura introduce gli ''auguri primaverili'' con la danza degli adolescenti dove s'incontra un accordo politonale (mi maggiore contro mi bemolle), ostinatamente ripetuto e con gli accenti sincopati dei corni; arriva poi freschissima e bellissima la melodia popolare del corno, che crescendo ci conduce al ''gioco del rapimento''. Seguono poi un grande e maestoso tema sostenuto da ossessivi e tetri accordi degli archi gravi e del clarinetto basso. La scena del ''gioco tra città rivali'' oppone due temi principali, uno esposto da tutti i legni, l'altro dagli oboi e dai clarinetti.
Le melodie si riducono a frasi brevi e incisive, quasi formule elementari. Il gigantesco organico, più di una volta trattato come un mastodontico strumento a percussione, si coaugula in una serie di pietrificati blocchi sonori. Tutto ciò concorre a porre in evidenza un 'invenzione ritmica di ricchezza e complessità senza precedenti; sembra un impulso ritmico allo stato puro.
Un'atmosfera sospesa apre la seconda parte della composizione, quella in cui l'influenza del linguaggio di Debussy si fa più evidente. I legni sembrano bloccati su un disegno ostinato e dondolante, quasi ipnotico, mentre i violini divisi, con suoni flautati e acutissimi, espongono uno dei temi più memorabili dell'opera. Segue poi un crescendo e accelerando che porta di colpo il clima al più feroce e barbarico rituale, con la glorificazione dell'Eletta. Un tema tutto ritmo che anticipa la fissità accordale dell'evocazione degli avi. Tutta la scena finale è basata sul ritmo e l'opera chiude con una ''volata'' dei flati e dell'ottavino…

Nell'economia generale dell'opera, gli archi sono adoperati molto spesso in funzione percussiva, mentre nella fascia dei fiati si da preminenza ai suoni asciutti, privi di lirica espressività; gli strumenti a percussione raggiungono l'importanza di una quarta sezione orchestrale. Pochi sono i momenti di abbandono lirico. Gran parte dell'armonia della Sagra deriva da un'aggregazione di note formata dalla sovrapposizione di due accordi con la fondamentale a un semitono di distanza; inoltre i temi dell'opera sono fondamentalmente diatonici o derivati da modi effettivi di 5 o 6 suoni.

Riassumendo: alla straordinaria complessità della tessitura armonica corrisponde invece una marcata semplicità del materiale tematico; i temi non contengono più di 4/5 note differenti.

Il fiasco più solenne della storia della storia della musica……???????????????!!!!!!!

jazz...

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